Lampedusa. Giusto contestare Alfano, ma Letta e Kyenge hanno fatto pure peggio

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“Questa storia è finita male”, lo aveva detto già nei giorni scorsi don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo che è un punto di riferimento per i profughi che arrivano in arrivano in Italia, prevedendo che quella di ieri sarebbe stata una “beffarda passerella”. E’ andata pure peggio, oltre ogni immaginazione. Un funerale senza i morti e senza i vivi, come lo ha definito la sindaca di Lampedusa. E come se non bastasse non hanno permesso neanche ai profughi di Lampedusa di partecipare.Alfano è indifendibile, certo. Sarà che non ripongo nel Pdl grandi aspettative su aperture e sensibilità sul tema dei migranti, ma mi viene da dire che almeno lui c’era. Certo il cosiddetto funerale di Stato era praticamente a casa sua, Agrigento. Ma chi ha deciso che si facesse lì e non a Lampedusa,come invece proponeva la sindaca Giusi Nicolini? E gli altri dove erano? Il presidente del Consiglio Letta, che aveva annunciato la cerimonia di Stato durante la sua frettolosa visita a Lampedusa, non si è proprio presentato. Idem per il capo dello Stato, Napolitano, che avrebbe potuto come minimo avere voce in capitolo sull’organizzazione dei funerali. Napolitano, potrebbe farsi sentire anche sulla Bossi-Fini, lui che tra l’altro è il coautore della precedente legge sull’immigrazione, la Turco-Napolitano, Legge che di danni ne ha fatti parecchi. Alla cerimonia farsa ha partecipato Cécile Kyenge, ministra di questo governo, che non ha avuto niente da ridire per la presenza dell’ambasciatore Eritreo che, come segnalava uno striscione, è un insulto ai morti e mette in pericolo i vivi. La stessa ministra nei giorni precedenti aveva già incontrato quello che il suo ministero definisce “il presidente della comunità eritrea in Italia”, Derres Araia” vicino al regime. Mentre lo stesso regime tentava, e forse c’è pure riuscito,di schedare i sopravvissuti di Lampedusa.
Questa storia finirà peggio. Difficile aspettarsi qualcosa di concreto su come affrontare i flussi migratori da gente che non riesce neanche a salutare in modo decente i morti eritrei e somali di Lampedusa. Avrebbero potuto almeno provarci, concordando un modo possibile e umano con Giusi Nicolini e con i familiari dei morti. Una modalità di agire che presuppone però il rispetto di un’istituzione, quella del Comune di Lampedusa, da parte del governo, e una diversa considerazione dei migranti morti e vivi.

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